D’estate raccoglie i bimbi, i citti che, nella sera, liberano la loro gioia diffondendola nell’aria, come un gioco costante, per gli adulti premurosi: e la notte discende come una copertina sulla felicità di tutti. E’ la visibilità di un dono: di tutti a ciascuno. Nasce dalla vita: spontanea e irruenta, come la libertà che esalta i piccini, e tesse l’invisibile tela della solidarietà umana dei citernesi.
La piazza del borgo è il crogiolo della serenità. Manifesta i significati che i fanciulli danno alle ore dei tempi più belli. Manifestano amore e non sanno cosa sono le piazze delle città, dove bruciano le molotov, volano le pietre, sibilano le sirene e niente è ordine.
Racchiusa, di fronte a una valle nella quale irrompono con i pensieri degli innamorati, che si appoggiano alla balaustra, le speranze inquiete dei genitori per quel futuro che attende e dovrà essere conquistato dai figlioli, la piazza del borgo non è un luogo ‘politico’, è il luogo di un’agape fraterna nella quale la notte di Natale questi bambini si daranno la mano con “tutti i bambini del mondo”, sventolando foglie di agrifoglio.
Nel cielo una stella tremerà. “SARA’ IL SOSPIRO DI QUELL’ORFANELLO, CHE DUEMILA ANNI FA, ANDO’ INCONTRO AGLI ANGELI ARALDI DELLA NASCITA’ DI GESU’. VOLEVA RACCONTARE LA SUA GIOIA MANIFESTANDOLA CON UN DONO. POCHE FOGLIE DI ALLORO. TROPPO POCHE PER LA SUA FELICITA’: SI MISE A PIANGERE! GESU’ BAMBINO COMPRESE: RESE QUEL VERDE PIU’ LUCENTE, VIVIDO COME LA FANTASIA DI UN BIMBO. AGGIUNSE LE BACCHE ROSSE, COME TESTIMONIANZA DELLE LACRIME INNOCENTI DELL’ORFANELLO.” Il dono semplice divenne il simbolo di un dono celeste. Come la festa dell’agrifoglio di questo borgo.
“Se tutte le ragazze, le ragazze del mondo si dessero la mano, si dessero la mano, allora si farebbe un girotondo intorno al mondo, intorno al mondo...” – come dice la canzone di Sergio Endrigo.